Poche cose sono meno salutari nell’immaginario collettivo di una frittura, anche se questo modo di cottura nasconde diversi segreti, che se opportunamente sfruttati possono aiutarci a cucinare piatti non solo più saporiti ma anche meno dannosi. Tutttavia studi recenti hanno iniziato a “spogliare” parte della nomea negativa legata alla frittura in senso generale in quanto sicuramente non “benefica” per l’organismo ma se effettuato nella maniera giusta e soprattutto con l’olio giusto non è così da “denigrare”.
Oltre alla qualità e al tipo di olio infatti quello che rende una frittura più o meno dannosa incide molto sulla qualità della stessa anche la tempistica: la frittura è il metodo di cottura che “scombussola” più fattori relativi all’olio, se questo viene riscaldato ad alte temperature, può andare incontro a una ossidazione da cui si formano alcune sostanze nocive, ed è proprio questa reazione a rendere la frittura poco salutare, soprattutto se consumata con eccessiva frequenza.
Anche se è l’olio extravergine quello più “resistente” alle temperature ma non è il più adatto in fase di frittura perchè l’aroma così come le sostanze nutrienti dell’olio tendono a degradarsi alle temperature medio-alte. Tra le varie tipologie di olio quello più indicato per friggere è sicuramente l’olio di semi di arachidi che ha un punto “di fumo” (oltre il quale non è consigliabile utilizzarlo” sensibilmente più alto rispetto alle altre tipologie, ossia 180 C°.
In generale non bisognerebbe mai friggere a una temperatura inferiore a 160 e superiore a 180 gradi, magari utilizzando un termometro alimentare per misurare la temperatura.